Questo mese vorrei riprendere il nostro percorso di visione e conoscenza della Cooperativa affrontando il tema dei Riconoscimenti. Gli studi condotti fino ad ora in Psicologia, hanno dimostrato che la motivazione fondamentale che spinge il bambino a instaurare una relazione di attaccamento con chi si prende cura di lui non è solo il soddisfacimento dei bisogni primari come il cibo o il sonno, bensì la necessità di accudimento e di protezione.
È infatti grazie alla capacità della madre e del padre di leggere e rispondere in modo adeguato e tempestivo ai bisogni del figlio che lui potrà sviluppare un adeguato senso del Sé. Eric Berne, padre fondatore dell’Analisi Transazionale, sottolineò ulteriormente il bisogno di stimolazione sia sensoriale che emotiva che caratterizza il bambino fin dai primi momenti di vita: essa pone le basi per un’adeguata crescita e consente il passaggio evolutivo necessario verso diverse forme di stimolazione.
Nell’arco della sua carriera professionale, Berne, sviluppò la teoria delle carezze, ossia la ricerca di soddisfazione del “contatto” e “dell’essere visto” intrinseca in ogni essere umano: “Se una persona non è accarezzata da qualche suo simile, la sua mente si corrompe e la sua umanità s’inaridisce”.
Parallelamente le neuroscienze ci forniscono una base solida poiché i bambini stimolati sviluppano un cervello più grande e con connessioni tra le cellule cerebrali più forti rispetto ai bambini deprivati (Carissa et al.; 2019; Wiggins, 2000; Kandel, 2005). Le carezze si possono classificare in base alla modalità di espressione (verbali, fisiche); direzione o qualità (condizionate, riconoscimenti legati al fare; incondizionate, riconoscimenti riferiti all’essere); intento, valenza (positive e negative); l’esito in chi le riceve (costruttive, improduttive, e distruttive); e infine in base alla fonte (interna o esterna) (Wollams e Brown, 1978).
Per quanto possa essere paradossale, una carezza negativa viene percepita comunque migliore rispetto al non riceverne fino a portare l’individuo a strutturare il pensiero: meglio mal accompagnati che soli.
Nel percorso di crescita ogni persona arriva a sviluppare un proprio sistema di accumulo di carezze, di conseguenza ne accetterà alcuni tipi ne respin-gerà altri che strutturano quella che viene definita “economia delle carezze”, regole non scritte tramandate di generazione in generazione, quali:
“Non dare carezze quando ne hai da dare”, la tendenza a rimarcare le manchevolezze dell’altro, senza apprezzare quanto di buono c’è nella relazione;
“Non chiedere carezze quando ne hai bisogno”, anche quando si ha la necessità di una carezza non va chiesta, il valore di una carezza richiesta non è lo stesso di una data spontaneamente;
“Non accettare carezze se le vuoi”, le lodi vanno respinte poiché volte ad ottenere secondi fini;
“Non rifiutare carezze quando non le vuoi”, accettare anche le carezze negative;
“Non dare carezze a te stesso”, si è educati all’autocritica ma non anche all’autocelebrazione.
Nello scambio di carezze risulta fondamentale il riconoscimento della responsabilità di ognuno, non solo di chi la invia ma anche di chi la riceve: chi la invia si assume la responsabilità del messaggio, chi la riceve di ac-coglierla o respingerla e degli stati d’animo che ne conseguono.
Risulta utile dunque un abbandono delle decisioni infantili conseguenti all’educazione genitoriale, e più in generale culturale, riconoscendo che le carezze richieste hanno lo stesso valore di quelle date con spontaneità, o che si possono dare carezze a sé stessi e sviluppare la capacità di autocelebrarsi oltre l’autocritica, e ancora che si possono rifiutare apertamente carezze che non piacciono (Stewart e Joines, 1987).
Vi ho introdotto il concetto dei Riconoscimenti perché, a mio avviso, in un periodo storico così complesso, ciò che davvero fa la differenza in un ambiente di lavoro è la capacità d saper riconoscere e valorizzare gli altri. Al contempo, però, diventa anche una responsabilità personale riuscire a richiedere all’altro ciò di cui si ha bisogno, i riconoscimenti che pensiamo di meritarci e gli atti di attenzione di cui abbiamo bisogno.
Sono consapevole del fatto che ho già seminato alcune parole in merito nei mesi precedenti, ma oggi le riprendo applicandole al Settore della Forma-zione. Molti colleghi hanno avuto l’occasione di svolgere diversi corsi nell’anno 2021-22 e, parte di loro, hanno speso un po’ di tempo per dare valutazioni in merito all’offerta formativa proposta dalla Cooperativa.
Alla fine dell’anno abbiamo potuto contare quasi 700 risposte e molti interessanti pareri che potranno aiutare CSA a indirizzare meglio la futura programmazione formativa. Una tale partecipazione porta alla conseguente riflessione di quanto i Soci siano attivi, attenti e desiderosi di esprimersi anche sulla loro crescita professionale e, a mio avviso, questa spinta personale va evidenziata e fatta risaltare partendo con un ringraziamento collettivo a tutti coloro che hanno partecipato e riconoscendone l’impegno cercando di trovare le soluzioni, proposte e percorsi più adeguati a rispondere ai loro bisogni.
Di seguito, vi riporto i risultati emersi dai questionari a cui avete risposto e, nei prossimi numeri, vi racconterò come intendiamo rendere effettive le nuove richieste e bisogni, perché oggi più che mai diventa importante riuscire a riconoscerci reciprocamente e “accarezzarci” per poter continuare a crescere insieme.
Dall’elaborazione effettuata risultano i seguenti CSI (Customer Satisfaction Index) relativamente tre tipologie di ambiti di valutazione sulla scorta dei voti ottenuti quando il discente è:
- Completamente insoddisfatto 1
- Poco soddisfatto 2
- Mediamente soddisfatto 3
- Molto soddisfatto 4
- Pienamente soddisfatto 5