All’interno di una organizzazione ognuno è chiamato a svolgere il proprio ruolo con diligenza e professionalità, ma ciò che fa spesso la differenza in termini di qualità sono la motivazione e la passione con cui si opera nell’attività quotidiana.
Con l’andare del tempo, tuttavia, può accadere che queste vengano meno e allora risulta fondamentale interrogar-si sulle ragioni dell’impegno che fonda la responsabilità di ciascuno verso gli altri nel lavoro.
Un ruolo fondamentale viene giocato dal senso di appartenenza, ossia l’attaccamento emotivo che un lavoratore ha verso l’azienda in cui lavora; qui il problema potrebbe essere la presenza di lavoratori poco inclini alla collaborazione o che negano un aiuto ai propri colleghi rispondendo “Non è un mio problema”, limitandosi a svolgere il compito loro assegnato senza pensare minimamente alle possibili reciprocità che arricchirebbero loro e gli altri, quindi considerando in tal modo il proprio lavoro come una routine ed escludendo qualsiasi possibilità di fare qualcosa di più rispetto alle ordinarie attività.
Avere senso di appartenenza, invece, significa fare la differenza nei momenti più difficili, significa saper far squadra e poter affrontare i problemi in modo com-patto e coordinato, trovando un riconoscimento personale e professionale in un progetto aziendale condiviso, con un risvolto positivo pure sul be-nessere percepito non solo dal team di lavoro, ma anche dal singolo lavoratore.
Alle aziende viene sempre più richiesto di essere responsabili e sensibili al benessere dei propri lavoratori, motivo per cui negli ultimi anni ci si è adoperati per adeguamenti contrattuali, benefit, welfare, formazione, attenzione allo stress-burnout. Il benessere, tuttavia, non può essere avvertito in modo completo se è determinato solo da fattori esterni, certo importanti ma non esaustivi. Il benessere del singolo lavoratore passa anche e soprattutto dal suo “stare” ed “essere” al lavoro, occorre avere una motivazione intrinseca più profonda in quello che si fa tutti i giorni. Si possono avere mille pretese, avere mille diritti garantiti da un contratto lavorativo, ma la dignità del nostro lavoro dipende prima di tutto da noi stessi.