La vita di una Cooperativa è principalmente basata su appalti (pubblici) ed affidamenti diretti (privati). Sia nell’uno che nell’altro caso, ci vogliono molto tempo, perseveranza ed impegno a conquistarli, mentre, a volte, basta pochissimo per perderli. Le cause possono essere molteplici, in questi periodi di crisi. Fondamentalmente si perdono per la continua e spasmodica ricerca del Committente al “massimo ribasso”.
A poco, poi, servono anche le clausole previste dai contratti che prevedono l’assorbimento del personale nel soggetto subentrante, in quanto spesso e volentieri non vengono garantite le retribuzioni acquisite al momento del passaggio. Del resto, se chi si aggiudica l’appalto basa la propria offerta sostanzialmente su base economica e se è vero, come è vero, che la maggior parte dei costi è rappresentata dal personale, è proprio su quest’ultimo che si vanno a fare le speculazioni.
Con la fine dell’anno che si è appena concluso, Cooperativa Servizi Ambiente ha perso tre importanti appalti, di cui uno storico, che aveva da ben diciassette anni. Nel corso dell’anno si era infiltrata una pseudo organizzazione sindacale, non riconosciuta dalle Organizzazioni firmatarie il Contratto Nazionale, formata sostanzialmente da soggetti il cui unico scopo è quello di destabilizzare l’ambiente con richieste pretestuose e prive di alcun fondamento. La loro “battaglia” si è conclusa miseramente in Tribunale, dove hanno sonoramente perso una causa nei nostri confronti, avendo il Giudice dato ragione a CSA su tutti i fronti. Con la stessa facilità con la quale questi individui sono arrivati, il giorno dopo la sentenza sono spariti, mostrando la loro pochezza professionale, intellettuale e morale. Nel frattempo, però, l’ambiente è stato compromesso, ed il Committente ha pensato di fare altre scelte.
Certe volte, soprattutto in questi tempi difficili e complicati, non basta essere rispettosi delle regole, puntuali nei pagamenti, professionali nell’esecuzione dei lavori affidati. L’idea di associare il nome “Cooperativa” a qualcosa di brutto e di sbagliato è ancora, purtroppo, radicata. Poi non importa se chi subentra magari è una SpA e paga di meno rispetto a quanto da noi garantito, l’importante è sbarazzarsi di chi porta il nome di Cooperativa.
C’è dunque bisogno di una svolta culturale in tal senso, a partire dai giovani, che a volte sognano facili guadagni in poco tempo, dalle istituzioni che devono proteggere in maniera più efficace il settore cooperativo, quello sano ovviamente, che è stato capace e lo sarà sempre di garantire quella flessibilità e quelle risorse di cui necessita sempre più il mercato del lavoro, sia nel settore pubblico che in quello privato, dai committenti che, con il massimo ribasso, si rendono complici del propagarsi di soggetti che fanno concorrenza sleale drogando il mercato, dalla politica che ci elogia nei momenti difficili per poi dimenticarci quando le emergenze vengono affrontate e risolte, dalle organizzazioni sindacali che non hanno mai capito il vero ruolo del socio lavoratore e lo annacquano in quello del semplice lavoratore dipendente.
Il 2023 dovrà essere l’anno della riscossa, dove dovremo andare a recuperare il lavoro perduto, ma questo sarà possibile solo ed esclusivamente con l’aiuto di tutti i soggetti interessati, non ultimi i Soci, che da sempre rappresentano la spina dorsale della Cooperativa. Proseguiamo dunque con fiducia nella nostra storia iniziata più di trenta anni fa, orgogliosi di essere Cooperativa.