Avrei voluto scrivere d’altro, ma ho avuto modo recentemente di leggere il Rapporto Censis “Generazione Post Pandemia”, che illustra un quadro generazionale degno di riflessioni.
Invisibili, spenti, sfiduciati, i giovani ed i giovanissimi italiani sono sempre meno, e contano sempre meno.
Dopo la pandemia solo il 22% immagina un futuro migliore; la generazione post Covid mette al primo posto delle preoccupazioni e dei desideri il lavoro, che, però, non c’è.
Quasi il 13% abbandona la scuola, non si forma, non cerca un lavoro, è soggetto a depressione e a disturbi dell’alimentazione.
I giovani sognano di vivere in una società inclusiva, meritocratica, ed invece si sentono sbalzati fuori da una generazione di adulti over 65 che non lascia il potere e di cui non si fidano.
Chi può, quindi, fugge all’estero, chi resta è in preda ad incertezza ed ansia, molti hanno rivisto i progetti di vita dopo la pandemia, trovandosi in una situazione di sofferenza fisica e mentale.
Il contesto ha ritardato il passaggio alla vita adulta, la disillusione verso le promesse della politica ha spento non solo le lotte per i diritti, ma anche la speranza di un ascensore sociale.
Il 72% ritiene sia finito il tempo in cui i figli stavano meglio dei genitori ed il 64% crede che il lavoro sia importante ma solo per garantirsi un reddito.
C’è pertanto un disinvestimento delle leve tradizionali della crescita socio economica: istruzione, formazione e lavoro.
Il 45% dei giovani dichiarano che dopo la pandemia hanno sviluppato una sorta di paura a frequentare luoghi affollati, percependosi fragili e soli.
Stiamo pertanto lasciando indietro una generazione esausta e c’è abbastanza per capire perché i giovani abbandonino il nostro Paese, perché non riescono a fare un figlio e a creare una famiglia.
Il tanto decantato PNRR destina loro 235 milioni su 192 miliardi: lo 0,12%.
I giovani sono in debito di futuro, di ossigeno, asfissiati da un Paese senza progetti.
Fino a quando avremo ultra sessanta/settantenni, arrivati, economicamente più che autonomi, che non capiscono di cedere il testimone, accecati da egocentrismo, manie di grandezza, e da limiti intellettuali, avremo un Pae-se arretrato e destinato ad un futuro ai margini.
Ed anche la Politica, di qualsiasi colore, da anni miope di fronte a questa emergenza, lascia vuoti colpevoli ed ingiustificati.