Il 10 ottobre si è celebrata in tutto il mondo la Giornata Mondiale della Salute Mentale.
Fu istituita per la prima volta il 10 ottobre 1992 dalla Federazione Mondiale della Salute Mentale e supportata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) al fine di sensibilizzare le persone sulla malattia mentale e generare una cultu-ra estesa e radicata della salute mentale.
Ogni anno viene individuato un tema in particolare. Quello di quest’anno è stato “Rendi la salute mentale e il benessere per tutti una priorità globale”.
Ho scelto di parlare di questo tema non solo perché CSA si occupa direttamente e quotidianamente di genera-re benessere mentale e di migliorare la qualità di vita delle persone, ma anche e soprattutto perché nel passag-gio epocale che porta, alla fine degli anni ’70 e in particolare nel 1978, alla chiusura dei Manicomi, grazie al Medico Psichiatra Franco Basaglia, si inizia a diffondere e a riconoscere il valore di quelle organizzazioni che stavano in quegli anni iniziando a la-vorare per difendere il diritto delle persone malate: le cooperative sociali.
La prima cooperativa sociale per l’inserimento lavorativo nasce nel 1972 con il nome di Cooperativa Lavoratori Uniti grazie al Dr. Franco Basaglia, ad alcuni pazienti della Struttura Psichiatrica di Trieste e ad altri Operatori del Settore. Le persone internate erano, infatti, coinvolte in lavori quotidiani di mantenimento della Struttura, lavori anche “scomodi”, senza alcuna retribuzione né diritto alcuno, solo in nome di una fantomatica ergoterapia.
La creazione della cooperativa, evidentemente ostacolata da più parti, verteva proprio su due principi fondamentali: il primo era legato al diritto di retribuzione per il lavoro svolto, il secondo era dato dalla necessità di sperimentare un nuovo metodo terapeutico legato al riconoscimento di essere Socio Lavoratore.
Il risultato fu eclatante e sbalorditivo.
I Soci lavoravano come addetti ai servizi di lavanderia, come custodi o come artigiani. L’approccio al lavoro della quasi totalità dei malati fu caratterizzato da una serietà quasi (e vorrei ben vedere…) “maniacale”, tale per cui, in determinate mansioni come quelle di pulizia, i risultati superavano quelli delle ditte private.
Fu anche questa esperienza positiva a contribuire all’emanazione della Legge 180 nel 1978, oggi appunto conosciuta come Legge Basaglia, che sancisce la chiusura dei Manicomi e apre la porta ad una nuova era: quella del trattamento della malattia mentale e dell’inclusione delle persone.
Da qui iniziano a svilupparsi su tutto il territorio italiano, anche a Mantova, numerose cooperative sociali dedicate alla presa in carico del disagio mentale e all’inclusione lavorativa.
Il movimento cooperativo vive un momento di sviluppo così importante da rendere necessaria l’istituzione di una disciplina che regolasse appunto queste organizzazioni emergenti.
Viene emanata dunque la Legge 381/91 che per la prima volta decreta la di-stinzione tra cooperative sociale di tipo A, dedite alla presa in carico diretta della persona in disagio, e cooperative sociali di tipo B, finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate definendo anche che per svantaggio si intende la presenza di una disabilità dichiarata, di una malattia mentale certificata, di un disagio connesso a tossicodipendenza e alcol-dipendenza, persone detenute o ammesse a misure alternative, minori in stato di disagio.
L’esperienza della Cooperativa Lavoratori Uniti è importante conoscerla, perché è stato uno dei più grandi esempi di innovazione sociale a livello mondiale e ha consentito, prima in Italia e poi in numerosi paesi esteri, di superare l’istituzione dei Manicomi, diventati veri e propri lager, dove gli internati vivevano come reclusi, senza contatti con il mondo esterno e senza diritto alcuno. Basaglia ebbe il grande merito di comprendere come il Manicomio accentuasse i problemi di salute mentale, per cui non andava riformato bensì soppresso.
Di qui, il tentativo di un diverso approccio al problema che ponesse il disagiato in una condizione di non nuocere agli altri, ma con lo scopo di reinserirlo gradualmente nel sistema sociale.
Il vantaggio dell’esistenza delle cooperative sociali di tipo B, peraltro, non risiede solo nella possibilità per le persone affette da patologie psi-chiatriche di poter stare bene in un posto di lavoro e vivere un’esperienza positiva, ma risiede anche nella possibilità per le Istituzioni di trasformare il costo sociale del mantenimento di una persona in Struttura in un valore sociale aggiunto.
Quanta strada abbiamo percorso e quanto è importante conoscere da dove proviene la nostra missione cooperativa, oggi per molti scontata, di generare lavoro, benessere, promuovere una cultura inclusiva e perseguire la salute mentale.
I dati attuali sono importanti. Già prima della pandemia, nel 2019, si stima che una persona su otto nel mondo convivesse con un disturbo mentale. La pandemia ha creato una crisi glo-bale per la salute mentale, alimentan-do stress a breve e lungo termine e minando la salute mentale di milioni di persone. Le stime mettono l’au-mento sia dei disturbi d’ansia che di quelli depressivi a oltre il 25% durante il primo anno della pandemia.
I servizi di salute mentale sono stati gravemente interrotti.
Inoltre, nonostante l’enorme evoluzione culturale a cui abbiamo assistito, lo stigma e la discriminazione continuano a essere una barriera all’inclusione sociale e all’accesso a cure adeguate.
Anche noi cerchiamo di fare la nostra parte nell’aumentare la consapevolezza e nel promuovere interventi preventivi sulla salute mentale.
La Giornata Mondiale della Salute Mentale è un’opportunità per farlo collettivamente.
È bene ricordarcelo.